Quanti di voi, passando per i stretti viottoli di Strane, quel simpatico paesetto adagiato ai piedi del Nanos, hanno guardato verso la cima più alta del massiccio del Nanos, il Suhi Vrh e da essa, come ammaliati da una strana magia, hanno scorto quel perfetto canalone che da essa discende con perfetta verticalità sino alla base del pendio ed hanno percepito uno strano desiderio di percorrere tale perfezione per poter tracciare una salita di una sublime logicità? Lo so, lo avete pensato più e più volte, tormentati persino nel sonno, turbati da tale inesprimibile desiderio. Mai però non avete osato tale ardimento, mai avete mosso un passo verso questo innominato canalone. Troppo ardita vi sembrava l'impresa!
Finalmente è arrivato colui che con estremo coraggio, disprezzando i vili utensili di aiuto offerti dalla modernità ha con grande arditezza risolto tale problema, uno dei numerosi problemi irrisolti delle Alpi e del Carso. Qui di seguito troverete il racconto di tale indomita impresa scritto direttamente dall' autore! Complimenti a G-Shiro!
Sono
le 3 del pomeriggio.
Gia'
da una decina di minuti sto osservando i ripidi pendii innevati del
Nanos, alla ricerca di una linea di salita che si incunei
elegantemente tra le banconate rocciose che fasciano orizzontalmente
l’avamposto meridionale della montagna. Nella mia mente risuona
ancora la melodia metallica di ‘When the walls came tumbling down’,
e questo alimenta in me l’arditezza nella ricerca.
Ha nevicato
tutta la settimana, le macchine in posteggio sono sovrastate da muri
di neve. Molti escursionisti stanno scendendo dalla “via normale”,
prima che sopraggiunga il buio e il freddo si faccia di nuovo
pungente, come accade nelle limpide giornate di bora.
All' improvviso lo scopro...