Frase della settimana

"Le falesie xe la sagra dell' illogico"
T.Gigio

giovedì 13 novembre 2014

Della serie: " Solo Cagade!"

Nuovamente sulla Stena, la Nord del Triglav. Questa volta però la via da noi scelta termina a metà dei mille metri di parete e quindi, arrivati verso gli ultimi tiri, perchè non movimentare un po' la scalata? 



venerdì 12 settembre 2014

La prima volta... sulla "Stena"

"scritto a quattro mani: Mose-Romboss"

Ordiniamo due aranciate, è già parecchio tempo che ne pregusto il sapore dolciastro e lievemente amaro in fondo al palato. Sento la salivazione aumentare esponenzialmente mentre stappo con gesto secco la bottiglietta da 500 ml, ascolto quel tipico e leggero frizzare dell'anidride carbonica che cerca la libertà verso il collo della bottiglia e lo percepisco pure sui polpastrelli che stringono la stessa. Saranno le dieci di sera e siamo al banco dell’ Aljazev Dom in Val Vrata. A quest’ora c’è già il coprifuoco nei rifugi ma un non so che di cacofonico attrae la mia attenzione, un leggero sferragliare alle mie spalle crea un insolito disagio. Nemmeno me ne ero accorto ma al tavolino appena dietro di noi ci sono tre personaggi, provenienti da terre più orientali della nostra che stanno, con cura maniacale preparando il materiale per l' indomani: rinvii, fettucce, cordini, chiodi, tricam e un numero indefinibile di nut.
La scena mi riporta, dopo il lungo e refrigerante sorso di aranciata, alla realtà dei fatti, a dove mi trovo e a che ore sono. Attingo di nuovo avidamente dalla bottiglietta e mentre assaporo le bollicine correre giù per la gola chiudo gli occhi e ripenso alla sera prima e a queste ultime dodici ore …

Sono circa le 22.30 di sabato sera che in compagnia del Romboss attraversiamo la soglia della cara Koca na Gozdu, luogo prescelto per passare la notte, in vista della un po' pazza ma sopratutto non preventivata idea di scalare la nord del Triglav  l'indomani. Rimaniamo piacevolmente, anzi molto piacevolmente sorpresi nel sapere che pernottare alla koca ci peserà solamente 6 euro a testa. Un mese fa in quel di Chamonix era quanto dovevo sborsare per una buona birra rossa all' Elevation...
Con la rinnovata consapevolezza che qui nel profondo e selvaggio est si sta un sacco meglio che altrove mi corico nel letto di angolo del sottotetto del rifugio, eccitato e preoccupato all'idea di scalare quella che qui oltre il confine viene comunemente e semplicemente chiamata “Stena”. La Parete. Mille metri di dislivello per quasi 4 km di larghezza di calcare a tratti monolitico e a lunghi(troppi) tratti di discutibile compattezza, dove si è scritta la storia dell'alpinismo di questa parte delle Alpi, estate e inverno. La nostra méta sarà una salita apparentemente innocua, si tratta di una via di mille metri con difficoltà sempre comprese tra il II e IV grado ed un tiro di V+; ci sembra un bel modo per conoscere la parete in vista di progetti più ambiziosi e visto il meteo avverso delle ultime settimane, probabilmente le vie più dure saranno delle gran colate d'acqua.

Stena


E quindi come si confà a dei veri alpinisti, eccoci qui, sulla terrazza dell' Aljiazev dom, non sicuramente all’alba ma comunque con un'abbondante tazza di caffè fumante e una fetta di strudel alle mele. Guardiamo la grande parete con il giusto rispetto e una discreta dose di arroganza. Abbiamo guidato poco meno di un'ora dalla koca na Gozdu. Sono le otto del mattino e a noi mancano ancora 500 metri di avvicinamento, 1000 di via e altri 350 per raggiungere la cima. Più 1800 di discesa, chiaramente si, vogliamo proprio arrivare in cima, ecco dove sta la nostra discreta dose di arroganza, percorrere l'intera parete nord, salire in cima, goderci un buon piatto di “ricet” alla Kredarica e quindi scendere prima che faccia buio, perché la frontale, io, non ce la porto.
Una scelta solo apparentemente impulsiva quella di non portare la frontale, ma invece piuttosto ponderata, Leo in realtà la porta ma io ho deciso il contrario. Ho deciso così perché nella mia testa la giornata può andare a finire solo in due modi, ed entrambi non prevedono l'utilizzo della frontale: il primo è il sopracitato, fare tutto il programmato prima che calino le tenebre e il secondo, beh, vista l'ora troppo tarda che attaccheremo la parete  e i possibili temporali pomeridiani, probabilmente ci caleremo ben prima del tramonto. Chiaramente non confido le mie previsioni al mio compagno, se non a fine giornata...
Oltre alla frontale decido per non portare nemmeno scarpette e magnesite.

L'avvicinamento scivola via veloce, alle 9 stiamo già precorrendo la prima esposta cengia di II/III della via, presto arriviamo sotto un risalto verticale, tiriamo fuori la corda e Leo comincia a salire, dopo poche decine di metri ecco che le Giulie si presentano nella loro veste più trasandata, al mio compagno si incastra la corda, iniziano le sequele di bestemmie e i violenti e rabbiosi strattoni per risolvere il problema... bastano pochi secondi però e mi ritrovo istintivamente appiattito il più possibile alla roccia, un comodino stile Luigi XVI ha deciso di staccarsi da uno spigolo e punta dritto verso di me. Bene, penso. Adesso mi arriva in testa o su una spalla e fine della nostra avventura sulla “Stena”. Perfetto, realizza la mia mente perversamente malata, - visto che alla fine la frontale non serviva? -
Invece il comò mi evita di quel tanto che mi permette di sentire chiaro e deciso il sapore di zolfo nelle narici, è andata, si può continuare. La corda nel mentre si è divincolata dall'ostacolo, ormai ridotto in polvere un centinaio di metri sotto di me. Dopo poco Leo trova la sosta successiva e inizio a scalare, accenno un paio di movimenti ma i miei arti non rispondono agli impulsi, anzi, i miei arti si muovono naturalmente sulla roccia, consci delle migliaia di movimenti che hanno incamerato da qualche parte, sottopelle,  negli anni di scalate. È il mio cervello che non è collegato alle braccia e alle gambe, continuo a salire fino in sosta, ma letteralmente non ci capisco un cazzo. Lascio continuare Leo e mentre lui scala io cerco di capirci qualcosa, lui però arriva troppo presto a fine corda e inizia a recuperare mentre io sono ancora intontito dall'improvviso calo di adrenalina.
Procediamo così per un paio di tiri intorno al IV, finalmente un passaggio appena più duro degli altri mi riporta alla realtà, appena in tempo dato che da lì in poi per diverse centinaia di metri procederemo in conserva corta su cenge, canaletti, diedrini ed altre amenità che la parete ci offre, il tutto condito chiaramente con ormai quasi metà “Stena” sotto i piedi.
Vista la scarsissima possibilità di proteggersi potremmo anche avanzare slegati, ma un po' per ripartire meglio i pesi e un po' perché visti gli esami di alta montagna appena superati al corso guide, sono così fresco di corda corta, che voglio condividere con il mio compagno questa simpatica modalità di progressione.

In tempi relativamente brevi ci ritroviamo a cavallo del Gorenjski turnc, un torrione appena oltre la metà della parete che offre un ottima opportunità di bivacco. È la mezza ed ecco che i piovaschi previsti arrivano puntuali a bagnarci un po', approfittiamo della pioggia e delle comode grottine nei pressi del Gorenjski per bere e mangiare qualcosa, lasciamo passare l’ acqua e poco dopo l'una riprendiamo con la scalata. 

attimi di relax al Gorenjski Turnc
Ormai l'eventuale ritirata è una variabile che non ci possiamo più permettere, dobbiamo arrivare in cima e farlo in fretta.

Iniziamo la seconda parte dell’itinerario perdendo per un attimo la via, la ritroviamo quasi subito  e continuiamo veloci fino al tiro chiave di V+, una bella fessura verticale che taglia una pancia di calcare perfetto. Per l'occasione Leo tira fuori le scarpette, io non mi preoccupo più di tanto, cosa sarà mai un V+ da secondo anche se con le scarpe da avvicinamento..
Il Romboss inizia a scalare leggero e sicuro nella fessura, piuttosto ben chiodata, mentre scala spariamo le solite cazzate, ma dopo un leggero strapiombetto non ho più risposte dall’ altro capo della corda, forse le cose si fanno più serie del previsto, lentamente si svolgono quasi i 60 metri di mezza corda che abbiamo, forse portare le scarpette non sarebbe poi stata un idea così sbagliata.
Appena la corda entra in tensione disfo la sosta e aspetto ancore qualche secondo prima di cominciare a scalare. Salgo pochi metri e realizzo immediatamente che sarà una lotta, la fessura mi costringere a ficcargli dentro un piede e l'altro rimane un po' spalmato e un po' in bilanciamento sul lato sinistro della stessa, devo tirare fuori tutti i trucchi che conosco dell'arrampicata in fessura per non tirare ogni protezione e per scalare seppur poco elegantemente la fessura in libera, cerco di incastrare quasi senza alcun risultato mani e pugni, ma non sono sul bel protogino rosso del Bianco né sul bel granito di Cadarese, il fottuto calcare della nord del Triglav non si lascia stuprare facilmente a suon di dita, mani, pugni e piedi, non mi resta che tirar fuori la tecnica più vecchia e faticosa per salire verso il mio compagno.
No non l'artificiale, la mitica Dülfer.

Più è più volte durante il tiro maledico me stesso per non aver preso le scarpette e ancor più volte con le mani sudate cerco inutilmente il sacchetto del magnesio. La sosta per fortuna è comoda, su un bel praticello puntellato qua è la da qualche fiorellino, genzianelle , stelle alpine, e il solito fiorellino violetto che forma dei graziosi cuscinetti verdi a pois rosa/violetti, quello per intenderci che quando trovi in parete, togli e ci trovi sotto una bella fessurina, ideale per piazzarci un chiodino a lama. Ogni volta che ne vedo uno mi riprometto di impararne il nome, ma puntualmente me ne dimentico. Mi disseto e mangio ancora un po' di mango secco, quindi ci sleghiamo e partiamo per gli ultimi 300 metri che inizialmente sono di III e via via che si sale diventano più facili. Saliamo veloci e dopo le prime risate e pause foto, il ritmo impone il silenzio. Chissà cosa starà pensando il Romboss…

…Chissà cosa starà pensando il Mose, mi chiedo mentre saliamo veloci aiutandoci con le mani su queste facili rocce cosparse di zolle d’erba e fiori. Anche scalando sul facile si può avere il fiatone. Per la velocità certo, o forse per le sigarette? Me ne frego e penso piuttosto che avevo bisogno di una salita di questo tipo. Almeno ogni tanto devo sentirmi un po’ camoscio e meno scimmia. Ho bisogno di scalare veloce e fluido su per queste rampe e paretine, superando facili passaggi di slancio e senza fatica. Correre così lungo  una parete di mille metri che sembra non finire mai mi riempie di gioia. Non abbiamo cercato la difficoltà bensì un viaggio, alla scoperta di questa parete. Ormai ne sono convinto, ci tornerò al più presto. Anche perché mi rendo conto che siamo sbucati sulla cengia Kugy e il viaggio verticale è terminato. Guardo il Mose che mi sorride. Forse sta mattina non eravamo così convinti, ma poi giocoforza eccoci qua. Non siamo ancora sazi ne stanchi e allora dopo aver ricompattato gli zaini ripartiamo veloci verso la vetta. Nuvole corrono veloci su queste immense pietraie lunari. Appena iniziamo a salire la pseudo ferrata che ci porterà in cima al Triglav le nubi si fanno dense e il vento si rinforza. Inizia a piovigginare. Nessuna paura, peccato solo per il panorama che ci viene nascosto. Saliamo con i pensieri racchiusi nel cappuccio della giacca fino in cima e come per magia le nuvole si diradano e ci lasciano contemplare tutte le alpi Giulie dalla loro cima più alta.
Iniziamo a giocare con il “Stolp” la torretta di ferro che sta in cima al Tricorno e scattiamo qualche foto.

Vetta

Presto però dobbiamo riprendere il cammino, anzi la corsa. Giù veloci verso la Kredarica (Triglavski Dom) lungo la ferrata della cresta est. Arriviamo con l’ardente desiderio di un tè caldo e di un gustosissimo “Ricet” (zuppa d’orzo con carne). Arrivati al rifugio ci sembra di essere arrivati all’albergo, ops Rif. Auronzo nell’ora di punta. Solo che qui per arrivare bisogna farsi che si voglia o no 1500m di dislivello. Ciò che ci lascia alquanto perplessi e che dopo svariati pizzicotti possiamo dare per scontato non sia un sogno ma è pura realtà, è proprio l’alta percentuale di rappresentati del sesso femminile …  Ahhh l’est … Ma torniamo alla zuppa e al tè. Anzi parliamo di orari, non perché siamo in gara ma perché ovviamente queste cose capitano sempre di domenica e io lunedì dovrei anche lavorare. Secondo voi non ci ho pensato di passare la notte qui in questo bel rifugio animato e ben rifornito di cibo e birra? Casualmente ho portato con me pure un bel pezzo da cinquanta euro da devolvere alla causa.
che bon el ricet
  Niente da fare il mio fottuto senso del dovere prevale e finita la sigaretta, cerco di distogliere lo sguardo del Mose che si era letteralmente incollato a un sedere a dir poco spettacolare … o forse ero io quello incollato? Beneficio del dubbio. Dobbiamo scender prima che faccia buio anche perché abbiamo solo una frontale. Quindi via di corsa, ci aspettano solo 1500m di discesa ripida ed esposta. Sui nevai cerchiamo di sciare io per cause gravitazionali provo anche col culo ma meglio evitare, voglio preservare il mio coccige. Sui ghiaioni lasciamo le gambe libere di galoppare e sulle roccette saltelliamo come i camosci che incontriamo lungo il sentiero. Siamo sul Prag, il sentiero più trafficato per raggiungere la Kredarica dalla Val Vrata, ma a quest’ora la precedenza ce l’hanno le bestie. Noi o loro?
Scendiamo saltellando insieme anche se non eguagliamo neanche lontanamente la loro eleganza. Alla fine arriviamo in tempo sul fondo della valle, attraversiamo il torrente con l’aiuto delle pupille dilatate al massimo e poi imbocchiamo il tranquillo sentiero che in 15min ci riporterà all’Aljazev Dom e all’auto.
 “Mose, te sa che se el rifugio xe verto mi bevesi volentieri una bona ranciata!”

“Me par una bona idea, sento za el gusto dolciastro e un po’ amaro sul palato!”


Mose e Romboss

P.s. tutto sto cine per una ranciata? 

giovedì 31 luglio 2014

Giornate da cameraman in… erba


Backstage riprese sul Robon e apertura della “via attraverso la salata”


Il week-end è ormai alle porte, le lancette dell'orologio fanno brutti scherzi e come ogni venerdì il tempo che mi separa dall'inizio dei miei due giorni liberi sembra non finire mai.
Questo week end ho deciso che finalmente vorrei riposare. Quindi mi sono offerto di andare con Sbisi e Andrea (Polo) a far delle riprese video sulla nuova via che hanno creato di recente sul monte Robon, un cucuzzolo apparentemente insignificante ma che vista la sua dote rocciosa ospita già parecchie vie storiche aperte dal basso con l’uso del trapano. Non pensiate mica che essendoci gli spit le vie si riducano a una semplice fila di piastrine da seguire, no no, provare per credere. Questa volta non penso di scalare quindi nei miei pensieri già assaporo la possibilità di stare in ambiente , veder da vicino questa via nuova e dar una mano a degli amici filmando le loro prodezze, il tutto condito con un posto in prima fila a 150-200 metri dal suolo con merenda, acqua e seggiolino… il vero relax che tutti sognano. Detta così sembra veramente un week end rilassante, invece avrei dovuto immaginarlo: mettete assieme un membro del Gheyteam come il sottoscritto, l’ambiente “accogliente” delle Alpi Giulie e altri due scalatori matti, di sicuro non verrà fuori un mix rilassante e riposante.

Oggi, venerdì pomeriggio, dopo il lavoro andrò a noleggiare una telecamera professionale per realizzare le riprese , ovviamente non avendola mai usata dovrò pure studiarmi il manuale.
Eccomi qui, ore 3 a.m. di sabato, son ancora con il manuale in mano e  non ho chiuso occhio. Ho letto il più possibile dalle istruzioni della telecamera. Speriamo di averci capito qualcosa e di riuscire a far funzionare questa telecamera. Ora però meglio dormire un po’ visto che fra poche ore ho l’appuntamento con Sbisi davanti la caserma dei Vigili del Fuoco  siccome smonta dal turno di notte.  La fortuna si sa(si spera) aiuta gli audaci.

Recupero Sbisi per andare a Sezana e salire sul furgone di Luka (Fonda) per poi correre a Ledra dove ci aspetta il Polo. Durante il tragitto approfitto dell'esperienza di Luka  per colmare le mie scarsissime conoscenze su obbiettivi,  inquadrature, messa a fuoco, iride e quant'altro... Ovviamente nel giro di pochi minuti  ha già le palle piene di me e delle mie stupide domande ma sono in agitazione come se andassi a far una via impegnativa. Non voglio sbagliare.
Dopo un caffettino a Sella arriviamo al parcheggio dove parte il sentiero per il Robon.
Svuotiamo il bagagliaio e appena vedo il materiale che dovremo portare su, capisco che il mio progetto di riposare si sta ridimensionando di molto, martello, chiodi, friends, due cavalletti, la telecamera, corda statica da 100m, sgabello per stare appeso e altri ammennicoli (giangobaglie) utili in parete. Altro fatto che contribuisce al relax della camminatina è lo stato del sentiero che non è proprio messo bene, le valanghe di questo inverno hanno contribuito a creare degli ostacoli naturali sul sentiero come alberi divelti e franamenti di varia entità che ci fanno sudare parecchio.
Arrivati alla base della parete Polo e Sbisi si prodigano nel posizionamento di corde fisse su cui io e Luka ci posizioneremo  per fare foto/video dei primi due tiri. La giornata prosegue come dovrebbe andare. I miei amici scalano e liberano senza troppi problemi i primi due tiri, li seguo attraverso l'obbiettivo sperando di catturar dei fotogrammi fermi e degni della macchina che ho a disposizione. Come dicevo prima, la fortuna aiuta gli audaci e così è, appena presa la telecamera in mano riesco a gestire i comandi e a riprendere senza problemi. Almeno così credo, vedremo poi sul Pc.
Il tempo trascorre veloce e con le luci della sera scendiamo a valle in fretta per arginare al più presto la nostra sete cosmica. Dopo esserci dissetati con il solito nettare che dopo questa giornata direi sia proprio meritato, scendiamo al lago di cave per posizionare la nostra tendina per la notte. Mi siedo davanti e appena mi rilasso sento immediatamente la pesantezza delle palpebre, mi risveglio solo più tardi mentre Andrea e Luka stanno lavorando per scattare una foto notturna e mi coinvolgono subito, anche oggi faremo tardi, infatti ci infiliamo nei sacchi a pelo all'una di notte, sotto un cielo stellato e ognuno con le sue fantasie.

La mattina la sveglia è fissata alle otto, ci aspetta una giornata intensa. Fortunatamente oggi abbiamo meno materiale da caricare sul groppone così raggiungiamo la base della parete più velocemente. Oggi non perdiamo tempo, parto io per la risalita sulla corda fissa lasciata ieri appesa in parete lungo i primi due tiri, recupero il materiale e mi calo alla base. Riorganizziamo tutte le giangobaglie e siamo pronti per la nostra piccola avventura, carichiamo gli zaini in spalla e partiamo alla ricerca di un modo per raggiungere l'ultima sosta da dove effettueremo le riprese sull'ultimo tiro. Dal sentiero, guardando il lato destro della parete si intuiscono una serie di cenge intervallate da brevi paretine di roccia che ci dovrebbero portare agevolmente alla grande cengia sospesa che si trova proprio sopra l’ultima sosta della via. Quindi risaliamo il sentiero fin sotto il pilastro Marisa e poi in stile Gheyteam che ha contagiato anche i miei due compagni, vaghiamo come capre su pendii erbosi, scaliamo qualche breve tratto slegati seguendo le direttive dell’esimio alpinista Emilio Comici, cercando la classica linea a goccia d'acqua per poi immancabilmente scoprire che bisognava tenersi molto più a sinistra...mannaggia sta goccia d'acqua!
Infine raggiunto l'attacco di Rigoletto(storica via della Divinità) dove la parete si fa più verticale e repulsiva chiedo ai miei compagni di poter giocare anche io con queste rocce. Mi lego e parto sul primo traverso, dopo un primo passaggio su roccia  mi trovo nel verde verticale a farmi largo tra erbe ,"parrucche" e soprattutto i classici marzoni. Che linea magica che stiamo aprendo! Grufolando come un cinghiale raggiungo un meraviglioso giardino pensile con abete, qui assicuro i miei compagni che mi raggiungono con i sacconi. L'entusiasmo ci accompagna, parto sul tiro successivo.  Mi ingaggio sul verde verticale piantando chiodi nel fango dalla tenuta di un picchetto da tenda fino a raggiungere un ponte naturale gigante, lo rinvio con un cordino e scendo obliquamente verso sinistra su parrucche e roccia così detta legoland (immaginate perché, oppure vedi glossario), infine raggiungo un diedro di rocce parzialmente instabili e poi finalmente per più affidabili mughi traverso fin sul giardino pensile dal quale dovremo calarci e mi assicuro al grande abete che cresce indisturbato, anzi cresceva indisturbato infatti vicino  a me, legato su un altro larice trovo i reperti della calata allestita dal Romboss due settimane prima per le foto. Per raggiungere lo stesso punto Il CapoRom si era calato dalla cima tra mille peripezie. Ormai questa cengia sta diventando uno svincolo autostradale. Allestisco una  sosta per recuperare i compagni in totale sicurezza. Parte Sbisi e siccome in tre abbiamo un solo martello ad Andrea tocca togliere i chiodi/picchetto avvalendosi di inerti trovati in loco.

I compagni mi raggiungono e così finalmente la "via attraverso la salata" è stata aperta! Tanta la fatica, abbondante il sudore versato, grande intuizione della linea illogica che, date le circostanze e aggravanti psichico ambientali, certamente merita di diventare una classica di misto estivo gradata FR(fango roccia) 3+ E(erba) 6- tutta la salita è stata eseguita On Sight con l’utilizzo delle protezioni esclusivamente per l’assicurazione e mai per la progressione.
Ora dobbiamo preparare la calata, niente di più semplice, il duro ormai è passato. Scendiamo alla sosta sottostante e attrezziamo una corda fissa che userò per seguire da vicino tutte le fasi della scalata sfruttando la telecamera come fosse il mio "terzo occhio". L'immancabile show ha inizio e da entrambi i lati della cinepresa, da una parte i climber che tirano a muerte, dall'altra la mia speranza che il cliff che ho agganciato alla microtacca tenga almeno per la durata dello spezzone video che voglio riprendere, altrimenti beh... l’ inevitabile pendolo che mi fa paura più che altro per la sicurezza della telecamera a noleggio e del mio amico a fianco che verrebbe centrato come un birillo da una palla da bowling.
Oltre la telecamera che uso, mi sono portato una GoPro da appendere tramite il cavalletto ad uno degli spit di progressione del tiro. Ovviamente poco sopra lo scalatore che in questo caso è Sbisi. A volte la stanchezza gioca brutti scherzi, ad un certo punto, concentrato sul mio "lavoro" da cameraman in erba, dimentico di posizionare il rinvio doppio sotto il cavalletto per permettere allo scalatore di assicurarsi una volta raggiunto lo spit. Immaginate voi la felicità del povero Sbisi che dopo il solito Run Out  si ritrova costretto ad aggrapparsi al cavalletto lottando con l'intruso per potersi assicurare. Scusa Sbisi ma dall'alto mi sono goduto lo spettacolo che mi ha fatto parecchio ridere; ogni tanto si sta bene appesi e seduti sul seggiolino.



Finite le riprese sull'ultimo tiro Andrea si cala rapidamente come un incursore della marina fino alla base della parete, abbandonandoci a tirar corde che oggi proprio non vogliono saperne di collaborare e di non attorcigliarsi. La solita faticaccia.

Intanto Luka ci ha raggiunto e appena arriviamo alla base chiede ad Andrea di scalare il primo tiro, dice che la luce è giusta per degli scatti. Senza neanche aver il tempo di bere un sorso d'acqua mi trovo a correre affannosamente su per il nevaio con il cavalletto in mano. Mi posiziono vicino a Luka con il cavalletto aspettando di veder quello che ogni cameramen/fotografo vorrebbe inquadrare, una bella marokka, invece Andrea oggi tiene tutto e non vola!
Ormai è sera, sbaracchiamo il set e ci dirigiamo ai furgoni. Le luci in valle sono già accese, mi volto guardo in alto, un' ultimo sguardo alla parete che prende i colori del tramonto, una stella fa capolino ma la voce di Andrea mi richiama all'ordine, è ora di scendere. La stanchezza si fa sentire, il peso dello zaino anche, io e Sbisi ci attardiamo un po’ e chissà, nel nostro inconscio forse non abbiamo nessuna voglia di scendere da questa "giostra". A noi climber non servono molte cose  per essere felici, solo corde,  rinvii, trapano, un pezzo di roccia e degli amici.
Arriviamo ai furgoni alle 21:30, si parte veloci perchè oggi c'è la gara di arrampicata a Briancon e Luka non vuole perderla. Facciamo tappa a Resiutta per il classico polletto e per vedere in streaming la finale, accendiamo il pc ma...gara sospesa per maltempo... ma pç@*°##($%&&"
Ordiniamo la cena e nel frattempo approfittiamo per scaricare sul pc i file video e darci un'occhiata.
Infine come si dice in gergo il caffè (spesso l'ammazza caffè) ''mette il tappo'' e ci salutiamo.
Arriviamo a Sezana a mezzanotte, con la solita mente annebbiata traslochiamo il materiale da una macchina all'altra e poi tutti a nanna.

Alla fine neanche sta volta ho riposato, sarà che un po’ me le cerco o sarà il mio Karma che è destinato a sfaticare per l’eternità?
Mi adagio sul mio letto, un'ultima occhiata al cielo stellato che vedo nel riquadro dell’abbaino e penso che nonostante la stanchezza sono felice di aver potuto godere di una avventura atipica anche questo week-end.


Majster 

martedì 22 luglio 2014

Campagna contro l'abbandono delle fidanzate


In estate se la tua ragazza vuole andare al mare, accontentala!
Non abbandonarla a se stessa per inseguire i tuoi futili sogni di gloria alpinistica. 
Portala in spiaggia invece di andare a prender grandine su qualche fredda parete nord delle dolomiti.
Compra una sdraio e fatti abbrustolire dal sole cocente di mezzogiorno invece di cercare la frescura di qualche ombrosa falesia nascosta in qualche desolata valle alpina.

P.S. Il GheyTeam offre un servizio di accompagnamento morose/fidanzate/mogli nei weekend di scalata.
Affidatele senza pensieri ai nostri validi ed esperti accompagnatori.
Le porteremo fuori a cena e poi a ballare nei migliori locali; se preferite le possiamo portare al cinema     (solo nei cinema convenzionati) oppure ad una serata di lettura di poesie. Magari preferite più semplicemente che le accompagniamo ad un aperitivo. Nessun problema i nostri Membri sapranno adattarsi ad ogni occasione. Non esitate a chiamarci. Così una volta per tutte le vostre ragazze saranno contente e voi potrete scalare in santa pace. Il servizio è valido 24h su 24h. 
Per info contattateci alla solita mail:
  gheyteammail@gmail.com

L'ARRAMPICATA NUOCE GRAVEMENTE AL RAPPORTO DI COPPIA NON INIZIATE ...




...il rapporto di coppia!