Frase della settimana

"Le falesie xe la sagra dell' illogico"
T.Gigio

domenica 26 giugno 2011

Insicurezza

Il sudore inizia ad accumularsi sulla fronte e pian piano scivola verso le sopracciglia. Con il dorso della mano cerco di asciugarmi la fronte e guardo in alto verso la parete, la parete che tra un attimo scalerò. Anzi scaleremo, io e Berto. Finalmente dopo tutto un inverno carico di impegni e di pioggia torno su una bella parete con il mio Amico. Il caldo si fa sentire qui in valle, ma confido che su all'ombra della parete ci sia anche un po' d'aria fresca a darci sollievo.  

La mattina appena sveglio mi sentivo dentro un peso, una paura. Paura della via, di non essere all'altezza, non tanto per le difficoltà quanto per le possibilità di proteggersi. Bisogna arrampicare sciolti e rilassati su certe difficoltà su quella via; sarò all'altezza? Non oso troppo? Nella mia mente cerco scuse e vigliaccamente mi infilo in tasca la relazione di un'altra via, seppur più difficile ma meglio protetta.
Adesso mentre mi avvicino all'attacco della via mi sento meglio, più rilassato e tranquillo. Sono con Berto che è sempre una sicurezza e poi avremo Enrico e Mauro sulla via a fianco, non mancheranno le occasioni per ridere.Berto parte, scala sicuro e rapido, sale lungo fessure e diedri proteggendosi bene nei passaggi lunghi tra uno spit e l'altro. Io come sempre sono impaziente di toccare la roccia e di modellare il mio corpo ad essa. Faccio sicura preso da una frenesia come se fossi rimasto rinchiuso in gabbia per mesi e adesso voglio sfogarmi aggredendo la parete.
Affondo una mano poi l'altra nel sacchetto della magnesite soffio sui palmi e la magnesite in eccesso vola via, con essa tutte le mie preoccupazioni e i problemi del quotidiano. I polpastrelli toccano i primi appigli ed il viaggio inizia. Il mio corpo si immerge nel mare d'aria e sale sfiorando il fondale grigio e lavorato che sembra fatto apposta per arra...nuotare. La mente entra in una nuova dimensione prima vuole salire veloce veloce ma poi piano piano rallenta e la foga scompare lasciando solo una pace e il piacere del muoversi con tutti e quattro gli arti. Arrivato alla sosta ci scambiamo due parole mentre recupero tutto il materiale, do uno sguardo verso l'alto e vedo, anzi non vedo bene dove proseguire, vedo solo uno spit isolato molto in alto. Ma che cazzo mi frega, sono qui per arrampicare che vuol dire anche cercare i passaggi migliori e non seguire le briciole lasciate dagli altri.
Un tiro stupendo, la fatica non si fa sentire, il cervello è a riposo tanto non serve, lì contano l'istinto e l'esperienza. Finalmente una via dove non sei sempre con qualche ferro in mano ma solo roccia. I movimenti escono da soli le braccia e le gambe sanno cosa fare, le mani ed i piedi vanno da soli nei posti giusti. Arrivato in sosta mi ritrovo su un bel balcone dove mi siedo e mentre faccio sicura a Berto mi godo il panorama e ripenso al tiro appena fatto, potrei quasi tornare giù quanto sono felice.
Ma poi penso che non mi basta, voglio ancora di più. Il meglio deve ancora venire.
Qualche tiro più su iniziamo a sentire le voci degli amici impegnati sulla via vicina. Come resistere a non urlare e salutare alla maniera del Gteam?! In un batter d'occhio la parete si trasforma in una falesia di casa e fino in vetta mi sembrerà di essere a casa. Tanto che veniamo subito riconosciuti e ci giungono urla da altri amici che scalano sulla parte opposta della parete, viva la pace dell'alpe...
L' adrenalina si rincorre con il sangue lungo le vene, gonfiate dal cuore che batte più veloce o più lento a seconda delle difficoltà che la roccia impone. Un ritmo strano ma evidentemente quello giusto a giudicare dalla scioltezza con la quale saliamo. Dopo un po' di peripezie di entrambe le cordate dovute ad un nostro errore di itinerario, ci ritroviamo tutti e quattro sullo stesso terrazzino. L'occasione serve solo ad aumentare la demenza dei discorsi e ad affaticare gli addominali con tante risate ottime per distendere i nervi prima dei tiri più impegnativi. Berto parte e passeggia sul primo tiro duro banalizzandolo. Poi dopo averlo raggiunto tocca a me. Osservo i metri successivi che dovrò percorrere e parto, come prima mi sento come l'acqua che scorre lungo le rocce solo nel verso opposto ad essa. I movimenti scorrono sciolti fino ad un leggero strapiombetto prima del quale devo rallentare. Come l'acqua che scende placida lungo le parti meno ripide di un torrente e quando incontra dei salti si butta giù rombando e con maggior forza così io prendo di petto il passaggio e riesco a passarlo sbuffando. Appena raggiunto terreno più tranquillo sento scorrere l'eccitazione dentro di me e ho tutto il corpo che ride, che bello arrampicare; proseguo senza più pensieri leggero leggero su roccia magnifica fino alla sosta. I tiri successivi sebbene più facili comunque impegnano le nostre menti ed infine mi ritrovo sulla cupola sommitale sotto la vetta assieme a Mauro ed Enrico, in un attimo arriva anche Berto. Saliamo in vetta, giusto in tempo per sciacquarci con un po' di pioggerellina che ci riempie le narici di umido e di roccia bagnata, ma che importa ormai dobbiamo solo scendere lungo il sentiero, tuffarci nell'acqua fresca e poi gustare un' altrettanto fresca birra!Che bello scalare con gli amici.

Ritornati all'attacco e recuperati gli zaini controllo di avere tutto e mentre tasto le tasche trovo un foglietto ripiegato, di sicuro una relazione, ma io non avevo con me la relazione di questa via, lo guardo e sorrido, ah che affascinante l'insicurezza.

                                                         CapoRom (GhayLander)

4 commenti:

  1. Che invidia!!!
    Invidia per le emozioni...
    Grazie per il racconto, CapoRom.

    Paso

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  2. Ghey Forest se aggrega ad anonimo!!!
    Grazie per el racconto Capo Rom!
    Finchè ci srai te ad illuminarmi la strada verso la sverginità anale, tutto sarà piu facile quando arriverà il momento fatidico, l'anno 0,la resa dei conti,l'ultimo gradino, l'ultima tacca,il centimentro prima del traguardo,il secondo prima della goccia che stà per colpire l'ala di una farfalla in giappone, l'istante che le porte del treno si chiudono e te rimane come un ebete fuori,l'ultimo secondo della gazzella in Africa prima di esser scarnificata dal giaguaro!!!
    Ps. colgo l'occasione per salutare tutte le gazzelle che sono in questo momento in Africa, e anche quelle negli zoo e nei circhi...

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  3. Bravo CapoRom!
    Ho rivissuto nel tuo racconto tutti gli attimi
    vissuti intensamente nel tuo racconto...
    Che gita!

    Majster

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  4. Ma no go capì ben. Xe in programma de far scarnificar el capo rom da un giaguaro? Piuttosto no se pol ciamar una babetta leopardata?
    Mal che vadi me ciogo el suo zaino in PVC.

    Reverendo

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