Backstage
riprese sul Robon e apertura della “via attraverso la salata”
Il week-end è ormai alle porte, le lancette dell'orologio
fanno brutti scherzi e come ogni venerdì il tempo che mi separa dall'inizio dei
miei due giorni liberi sembra non finire mai.
Questo week end ho deciso che finalmente vorrei riposare.
Quindi mi sono offerto di andare con Sbisi e Andrea (Polo) a far delle riprese
video sulla nuova via che hanno creato di recente sul monte Robon, un cucuzzolo
apparentemente insignificante ma che vista la sua dote rocciosa ospita già
parecchie vie storiche aperte dal basso con l’uso del trapano. Non pensiate
mica che essendoci gli spit le vie si riducano a una semplice fila di piastrine
da seguire, no no, provare per credere. Questa volta non penso di scalare
quindi nei miei pensieri già assaporo la possibilità di stare in ambiente ,
veder da vicino questa via nuova e dar una mano a degli amici filmando le loro
prodezze, il tutto condito con un posto in prima fila a 150-200 metri dal suolo
con merenda, acqua e seggiolino… il vero relax che tutti sognano. Detta così sembra veramente un week end rilassante, invece
avrei dovuto immaginarlo: mettete assieme un membro del Gheyteam come il
sottoscritto, l’ambiente “accogliente” delle Alpi Giulie e altri due scalatori
matti, di sicuro non verrà fuori un mix rilassante e riposante.
Oggi, venerdì pomeriggio, dopo il lavoro andrò a noleggiare
una telecamera professionale per realizzare le riprese , ovviamente non
avendola mai usata dovrò pure studiarmi il manuale.
Eccomi qui, ore 3 a.m. di sabato, son ancora con il manuale
in mano e non ho chiuso occhio. Ho letto
il più possibile dalle istruzioni della telecamera. Speriamo di averci capito
qualcosa e di riuscire a far funzionare questa telecamera. Ora però meglio
dormire un po’ visto che fra poche ore ho l’appuntamento con Sbisi davanti la
caserma dei Vigili del Fuoco siccome
smonta dal turno di notte. La fortuna si sa(si spera) aiuta gli audaci.
Recupero Sbisi per
andare a Sezana e salire sul furgone di Luka (Fonda) per poi correre a Ledra dove
ci aspetta il Polo. Durante il tragitto approfitto
dell'esperienza di Luka per colmare le
mie scarsissime conoscenze su obbiettivi,
inquadrature, messa a fuoco, iride e quant'altro... Ovviamente nel giro
di pochi minuti ha già le palle piene di
me e delle mie stupide domande ma sono in agitazione come se andassi a far una
via impegnativa. Non voglio sbagliare.
Dopo un caffettino a Sella arriviamo al parcheggio dove
parte il sentiero per il Robon.
Svuotiamo il bagagliaio e appena vedo il
materiale che dovremo portare su, capisco che il mio progetto di riposare si sta
ridimensionando di molto, martello, chiodi, friends,
due cavalletti, la telecamera, corda statica da 100m, sgabello per stare appeso
e altri ammennicoli (giangobaglie) utili in parete. Altro fatto che contribuisce al relax della camminatina è lo
stato del sentiero che non è proprio messo bene, le valanghe di questo inverno
hanno contribuito a creare degli ostacoli naturali sul sentiero come alberi
divelti e franamenti di varia entità che ci fanno sudare parecchio.
Arrivati alla base della parete Polo e Sbisi si prodigano
nel posizionamento di corde fisse su cui io e Luka ci posizioneremo per fare foto/video dei primi due tiri. La giornata prosegue come dovrebbe andare. I miei amici
scalano e liberano senza troppi problemi i primi due tiri, li seguo attraverso
l'obbiettivo sperando di catturar dei fotogrammi fermi e degni della macchina
che ho a disposizione. Come dicevo prima, la fortuna aiuta gli audaci e così è,
appena presa la telecamera in mano riesco a gestire i comandi e a riprendere
senza problemi. Almeno così credo, vedremo poi sul Pc.
Il tempo trascorre veloce e con le luci della sera scendiamo
a valle in fretta per arginare al più presto la nostra sete cosmica. Dopo
esserci dissetati con il solito nettare che dopo questa giornata direi sia
proprio meritato, scendiamo al lago di cave per posizionare la nostra tendina
per la notte. Mi siedo davanti e appena mi rilasso sento immediatamente la
pesantezza delle palpebre, mi risveglio solo più tardi mentre Andrea e Luka
stanno lavorando per scattare una foto notturna e mi coinvolgono subito, anche
oggi faremo tardi, infatti ci infiliamo nei sacchi a pelo all'una di notte,
sotto un cielo stellato e ognuno con le sue fantasie.
La mattina la sveglia è fissata alle otto, ci aspetta una
giornata intensa. Fortunatamente oggi abbiamo meno materiale da caricare sul
groppone così raggiungiamo la base della parete più velocemente. Oggi non perdiamo
tempo, parto io per la risalita sulla corda fissa lasciata ieri appesa in
parete lungo i primi due tiri, recupero il materiale e mi calo alla base. Riorganizziamo
tutte le giangobaglie e siamo pronti per la nostra piccola avventura,
carichiamo gli zaini in spalla e partiamo alla ricerca di un modo per
raggiungere l'ultima sosta da dove effettueremo le riprese sull'ultimo tiro.
Dal sentiero, guardando il lato destro della parete si intuiscono una serie di
cenge intervallate da brevi paretine di roccia che ci dovrebbero portare
agevolmente alla grande cengia sospesa che si trova proprio sopra l’ultima
sosta della via. Quindi risaliamo il sentiero fin sotto il pilastro Marisa e
poi in stile Gheyteam che ha contagiato anche i miei due compagni, vaghiamo
come capre su pendii erbosi, scaliamo qualche breve tratto slegati seguendo le
direttive dell’esimio alpinista Emilio Comici, cercando la classica linea a
goccia d'acqua per poi immancabilmente scoprire che bisognava tenersi molto più
a sinistra...mannaggia sta goccia d'acqua!
Infine raggiunto l'attacco di Rigoletto(storica via della
Divinità) dove la parete si fa più verticale e repulsiva chiedo ai miei compagni
di poter giocare anche io con queste rocce. Mi lego e parto sul primo traverso,
dopo un primo passaggio su roccia mi
trovo nel verde verticale a farmi largo tra erbe ,"parrucche" e
soprattutto i classici marzoni. Che
linea magica che stiamo aprendo! Grufolando come un cinghiale raggiungo un meraviglioso
giardino pensile con abete, qui assicuro i miei compagni che mi raggiungono con
i sacconi. L'entusiasmo ci accompagna, parto sul tiro successivo. Mi ingaggio sul verde verticale piantando
chiodi nel fango dalla tenuta di un picchetto da tenda fino a raggiungere un
ponte naturale gigante, lo rinvio con un cordino e scendo obliquamente verso
sinistra su parrucche e roccia così detta legoland
(immaginate perché, oppure vedi glossario), infine raggiungo un diedro di
rocce parzialmente instabili e poi finalmente per più affidabili mughi traverso
fin sul giardino pensile dal quale dovremo calarci e mi assicuro al grande
abete che cresce indisturbato, anzi cresceva indisturbato infatti vicino a me, legato su un altro larice trovo i
reperti della calata allestita dal Romboss due settimane prima per le foto. Per
raggiungere lo stesso punto Il CapoRom si era calato dalla cima tra mille
peripezie. Ormai questa cengia sta diventando uno svincolo autostradale. Allestisco una sosta
per recuperare i compagni in totale sicurezza. Parte Sbisi e siccome in tre
abbiamo un solo martello ad Andrea tocca togliere i chiodi/picchetto avvalendosi
di inerti trovati in loco.
I compagni mi raggiungono e così finalmente la "via
attraverso la salata" è stata aperta! Tanta la fatica, abbondante il
sudore versato, grande intuizione della linea illogica che, date le circostanze
e aggravanti psichico ambientali, certamente merita di diventare una classica
di misto estivo gradata FR(fango roccia) 3+ E(erba) 6- tutta la salita è stata
eseguita On Sight con l’utilizzo
delle protezioni esclusivamente per l’assicurazione e mai per la progressione.
Ora dobbiamo preparare la calata, niente di più semplice, il
duro ormai è passato. Scendiamo alla sosta sottostante e attrezziamo una corda
fissa che userò per seguire da vicino tutte le fasi della scalata sfruttando la
telecamera come fosse il mio "terzo occhio". L'immancabile show ha inizio e da entrambi i lati della
cinepresa, da una parte i climber che tirano a muerte, dall'altra la mia speranza che il cliff che ho agganciato
alla microtacca tenga almeno per la durata dello spezzone video che voglio
riprendere, altrimenti beh... l’ inevitabile pendolo che mi fa paura più che
altro per la sicurezza della telecamera a noleggio e
del mio amico a fianco che verrebbe centrato come un birillo da una palla da
bowling.
Oltre la telecamera che uso, mi sono portato una GoPro da
appendere tramite il cavalletto ad uno degli spit di progressione del tiro.
Ovviamente poco sopra lo scalatore che in questo caso è Sbisi. A volte la stanchezza
gioca brutti scherzi, ad un certo punto, concentrato sul mio "lavoro"
da cameraman in erba, dimentico di posizionare il rinvio doppio sotto il cavalletto
per permettere allo scalatore di assicurarsi una volta raggiunto lo spit.
Immaginate voi la felicità del povero Sbisi che dopo il solito Run Out si ritrova costretto ad aggrapparsi al
cavalletto lottando con l'intruso per potersi assicurare. Scusa Sbisi ma
dall'alto mi sono goduto lo spettacolo che mi ha fatto parecchio ridere; ogni
tanto si sta bene appesi e seduti sul seggiolino.
Finite le riprese sull'ultimo tiro Andrea si cala
rapidamente come un incursore della marina fino alla base della parete,
abbandonandoci a tirar corde che oggi proprio non vogliono saperne di
collaborare e di non attorcigliarsi. La solita faticaccia.
Intanto Luka ci ha raggiunto e appena arriviamo alla base
chiede ad Andrea di scalare il primo tiro, dice che la luce è giusta per degli
scatti. Senza neanche aver il tempo di bere un sorso d'acqua mi trovo a correre
affannosamente su per il nevaio con il cavalletto in mano. Mi posiziono vicino
a Luka con il cavalletto aspettando di veder quello che ogni
cameramen/fotografo vorrebbe inquadrare, una bella marokka, invece Andrea oggi tiene tutto e non vola!
Ormai è sera, sbaracchiamo il set e ci dirigiamo ai furgoni.
Le luci in valle sono già accese, mi volto guardo in alto, un' ultimo sguardo
alla parete che prende i colori del tramonto, una stella fa capolino ma la voce
di Andrea mi richiama all'ordine, è ora di scendere. La stanchezza si fa sentire, il peso dello zaino anche, io e
Sbisi ci attardiamo un po’ e chissà, nel nostro inconscio forse non abbiamo
nessuna voglia di scendere da questa "giostra". A noi climber non
servono molte cose per essere felici,
solo corde, rinvii, trapano, un pezzo di
roccia e degli amici.
Arriviamo ai furgoni alle 21:30, si parte veloci perchè oggi
c'è la gara di arrampicata a Briancon e Luka non vuole perderla. Facciamo tappa
a Resiutta per il classico polletto e per vedere in streaming la finale,
accendiamo il pc ma...gara sospesa per maltempo... ma
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Ordiniamo la cena e nel frattempo approfittiamo per
scaricare sul pc i file video e darci un'occhiata.
Infine come si dice in gergo il caffè (spesso l'ammazza caffè) ''mette il tappo'' e ci salutiamo.
Arriviamo a Sezana a mezzanotte, con la solita mente
annebbiata traslochiamo il materiale da una macchina all'altra e poi tutti a
nanna.
Alla fine neanche sta volta ho riposato, sarà che un po’ me
le cerco o sarà il mio Karma che è destinato a sfaticare per l’eternità?
Mi adagio sul mio letto, un'ultima occhiata al cielo
stellato che vedo nel riquadro dell’abbaino e penso che nonostante la
stanchezza sono felice di aver potuto godere di una avventura atipica anche
questo week-end.
Majster
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